Scheda

Numero d'ordine: 117

Data: 25 01 1549

Intestazione: PAOLO GIOVIO IN ROMA A GIORGIO VASARI IN AREZZO

Segnatura: ASA, AV, 10 (XLIV), cc. 34, 37.

Fonte: Eccellente messer Giorgio, mio onorando.
Messer Simone mi ha letto tutta la vostra lettera, onde mi congratulo della compera fatta e mi piace la risoluzion del maritarvi. Ma io dico che per niente debbiate prender moglie in Roma, perché al sicuro voi diventareste becco e, non volendo sopportar le corna, capitareste male. E perché in Arezzo le dote son picciole, mi piacerebbe più in Firenze. Ma non avendo voi bisogno del sangue de’ conti Guidi e de’ Buondelmonti o degli Uberti, che darebbeno poca dote e portarebbeno tirannia in casa vostra, dico che mi piacerebbe un partito a meza aria, della qualità di quello che mi ha ragionato messer Simone, perché areste buona dote e sareste padron di voi stesso, prendendo donna senza superbia e senza fumo. E per la buona creanza della giovine io non mi scandalizarei di cosa alcuna, perché il padre è stato un grand’uomo da bene, e la madre non è stata trista e nacque di padre e di madre soluti. E del tutto mi rapporto al iudicio di messer Simone, qual so che vi ama.
Quanto al venir qua io vi dico che le cose son troppo fredde e li grandi restano scioperati.
Il nostro Tomaso Cambi passò a l’altra vita al’improviso alli 13 di questi, lasciando 40mila ducati alli figliuoli. Valete e comandatemi.
Di Roma il 25 di Genaro 1549.

El vostro vescovo Jovio.
A l’eccellente pittor messer Giorgio Vasari d’Arezzo, mio onorando, ad Arezzo.

Bibliografia: Frey 1923, pp. 228-230; Giovio, Lettere 1956-1958, II, p. 133.