Numero d'ordine: 129
Data: 1 03 1550
Intestazione: PIERFRANCESCO GIAMBULLARI IN FIRENZE A GIORGIO VASARI IN ROMA
Segnatura: ASA, AV, 11 (XLV), c. 13.
Fonte: Messer Giorgio mio Onoratissimo.
Questa mattina assai ben tardi mi truovo la vostra de’ XXII del passato, a me sommamente grata, per intendere principalmente il bene esser vostro e appresso la buona resoluzione circa l’opera, che in vero stando sospesa, pativa assai e faceva disperare i todeschi e me, che gli aveva sempre alle spalle. Per il che anderò questa sera a la volta loro per dar loro questa buona nuova, e perché si tiri a quel termine che voi stesso desiderate: il che sarà per tutta la settimana che viene, per non mancare nella Vita di Michelagnolo altro che duoi terzi di foglio, che insieme con lo epilogo arriverà a poco più di un foglio intero, e la epistola nel principio, la quale non so se potrà farsi de la lettera che vorresti, per essere alquanto maggiore che non era la disegnata. Tuttavolta io non mancherò di diligenzia; ma persuadetevi che questo od altro carattere che vi si metta, sarà sempre in maniera da dovervene contentare.
Da Venezia riebbi le tavolette intagliate e ve ne mandai la stampa per le mani di Carlo e metterassi la vostra in opera senza perder punto del tempo. Se voi non mi mandate la Natività, che io vi chiesi, e la ora vera della coronazione, non vi posso dire cosa certa e molto meno fare la vostra resoluzione, non essendoci ancora assicurati, che quella sia veramente l’ora della nascità: pure se qualche cosa potrà vedersi, saremo insieme, Carlo e io, e ve lo scriverremo, ma con più agio.
Credo, che per le lettere del Borghino e di Carlo arete intesa la resoluzione, che di accordo et unitamente facemmo insieme circa il non mettere versi alcuni di qual si voglia lingua, né innanzi né dopo il vostro libro. E però non vi sarà maraviglia il vederlo poi così fatto: abbiate pazienza, che noi non ce ne vogliamo per questa volta, desiderando, che gli uomini corrino a ‘l vino e non a la frasca. Vivete felice e raccomandatemi a messer Anibal Caro, accertandolo, che io lo amo sommamente per le sue molte e rare virtù, ancora che altrimenti non lo conosca, e offeritemi, per quanto io vaglio, al servizio suo.
Di Firenze il primo di marzo 1549.
Tutto vostro PF. Giambullari
Al suo molto onoratissimo Messer Giorgio Vasari Aretino, Pittore eccellentissimo. In Roma.
Bibliografia: Frey 1923, pp. 267-268.