Numero d'ordine: 134
Data: 17 03 1550
Intestazione: VINCENZO BORGHINI IN LE CAMPORA A GIORGIO VASARI IN ROMA
Segnatura: ASA, AV, 14 (XLVIII), cc. 9-12.
Fonte: Messer Giorgio mio.
Io non risposi sabato alla vostra de l’ultimo del passato. Di poi n’ho un'altra, alle quali rispondendo insieme non per infingardaggine, ma per le infinite occupazioni che ho avuto que’ XV giorni. E anche non accadeva molto rispondere, poi che a quello che io desideravo non si poteva più riparare.
Ora ella è stampata, et io ho data loro la tavola, finita secondo me con diligenzia; e certo so che ella sadisfarà in buona parte a voi. Non so, come sadisfarà a certi altri, che voi mi avete appiccato con cenni, che io non so come io satisfaccia loro. Io non so, se ella è ancora fatta o cominciata, ché sto quassù; e questa settimana non sono mai ito a basso per i cattivi tempi e per le faccende; siché io non vene posso dir nulla: voi lo intenderete da quelli altri vostri amici che sono in sul fatto.
Ora io son dietro alli errori e noteronne il più che io potrò, non però troppo ansiatamente; ché in queste cose una troppa diligenzia è fastidiosa e atta a tor più presto riputazione che a darla. Però bisogna et è bene in molte cose far la gatta di Masino, id est chiuder gli ochi. Ma io gli manderò al Giambullari, che anche lui ne facci giudizio, e io gli dirò il mio; siché in quanto a questo non bisogna pigliarne affanno.
Nella epistola, scritta al Duca, v’è ne l’ultimo certe parole che io non l’intendo, e non arei voluto che le vi fussino; e se io la vedevo inanzi, forse o io le mitigavo o io le levavo o mutavo, perché dubito che elle non sieno prese in altro senso che il vero da molti. Questo è, dove parlate di non so che opinione, fondata in certe relazioni etc. De’ versi io ho caro che sieno costì degli altri del mio parere e cenno. E non stava bene; e pur volendoli, non mancherà occasione, e sarà più onorevole e senza biasimo.
Io ho piacere che e’ fiori comincino a allegare; e più piacere arò, quando vedrò i frutti e che saran maturi. E nondimeno arò caro di mano in mano intender qualcosa; e venendo di qua col tempo, sarà bene per molti conti. E massime bisogna, che pensiate alla tavola non solo per l’obligo vostro, ma molto più per lasciare una memoria in quel luogo di voi; e so che non vi mancherà modo di rubare una volta a vedere e non vedere dua mesi e condurla a perfezzione; che chiuderete la bocca a l’invidia, che produce questo paese con la penna e col pennello, in modo che doverrebbon una volta riporsi le male lingue.
Qua è un’ottima espettazione di Sua Beatitudine e che egli abbi da essere un ottimo pontefice e generoso principe, fautore di tutte le arti liberali et aiutatore de’ virtuosi. Dio gli dia grazia di rispondere e d’avanzare più presto le speranze nostre; il che io spero. Sammi male, ché intendo il Reverendissimo Santa Croce esser malato assai grave, e per l’affezzione gli porto e per le virtù sua. Dio l’aiuti, che sarebbe danno secondo me della perdita d’un tanto prelato.
Di qua non ho che dirvi, se non che io sto bene e son tutto vostro; e ricordatevi, che io desidero sempre intender di voi fino a ogni minima cosa. State sano e non vi ammazzate con tanto affaticare l’animo e il corpo; che ancor che costì siano gran fatiche per le gran concorrenzie e grandi ingegni che vi sono e sono stati del mestier vostro, non vogliate in un tratto ammazzarvi, potendo a poco a poco e con agio e più libero animo far quel medesimo. Ché io per me, quando più mi affatico in su li studii, fo peggio; e ho provato mille volte, che mi riesce meglio, quando vo a scrivere con l’animo scarico e senza pensieri, che quando mi macero e mi stracco in su’ libri, che non mi riesce poi cosa buona. Orsù, io non saprei finire. Tagliànla qui. Io son tutto tutto vostro. e Dio vi guardi.
Dalle Campora il XVII di marzo del '50
Vincenzio Borghini.
Al Molto Magnifico Messer Giorgio Vasari Aretino, suo osservandissimo, in Roma.
Bibliografia: Frey 1923, pp. 273-275; Borghini, Carteggio 2001, pp. 305-306.