Scheda

Numero d'ordine: 151

Data: 11 04 1551

Intestazione: PIERFRANCESCO GIAMBULLARI IN FIRENZE A GIORGIO VASARI IN ROMA

Segnatura: ASA, AV, 11 (XLV), cc. 17-18.

Fonte: Messer Giorgio mio caro.
De’ tanti disagi e fastidii, che per me avete patiti, una sola satisfazzione insino a questa ora mi pare averne: che voi avete provato quelle persone di chi tanto vi promettevate in un tempo e in una faccenda che, senza danno o incommodo vostro, agevolmente avete veduto quanto da qui innanzi sia da sperarne: il che non voglio che vi paia poco guadagno, perché ve ne sareste potuto trovare ingannato in maggior cosa et a voi stesso di più importanzia. Né voglio però per questo, che voi ve ne pigliate collera alcuna: ché se bene io posso dolermi di essere stato tenuto a cresima e che le cose mie sono andate dove io non aveva ordinato, e dove io manco voleva, non perché la persona non sia virtuosa, dotta e di molta riputazione, ma perché andando in istampa le cose sue, non voleva che la discussione di questi miei scritti balzasse ancor ella ne’ libri d’altri; di che ora dubito più che mai, poi che dopo una esamina così lunga non ho pur veduta una carta o per dir meglio una sola parola di annotazione. Se bene io posso, dico, dolermi, non però mi dolgo o dorrò di voi, ma sì bene della troppa fede, che avete avuta in chi, per quello che si vede, non dovevate.
Ma lasciamo le querele da parte. Io mi credeva che chi ha notato le cose mie, lo avesse fatto per advertirmi amichevolmente di quanto gli pareva a mio benefizio che fusse degno di considerazione; e così avidamente aspettava che, dopo si lungo parto, comparisse pure finalmente la annotazione insieme col libro. Ma veduto comparir l’opra senza gli scritti, non ne sto punto di buona voglia. Pure comunque si stia la cosa, rispondo al Caro e al Tolomei amorevolmente e priego l’uno e l’altro appartatamente, che mi si mandino questi scritti. E voi gravo, ancora che fuori della vostra professione, che presentando esse lettere mie con le solite cerimonie di corte, procacciate di avere da l’uno e da l’altro tutto quello che hanno osservato e me lo mandiate per l’ordinario, indiritto a Carlo Lenzoni, che più presto e più agevolmente di me sarà trovato da’ cavallari.
In oltre vi priego, stringo e aggravo, che, come da voi, facciate ogni opera possibile con chi più vi pare a proposito, che il Tolomei non abbia a mandar in istampa in maniera alcuna cosa scritta per conto mio a questo proposito. Il che mi sarà veramente sì grato quanto altra cosa che io possa avere. Ma, di grazia, non sappia egli in maniera alcuna, che questa cosa nasca da me e per servizio e comodo mio abbruciate o stracciate questa di sorte che nessuno altro possa vederla.
Vivete felice e senza cerimonie o colori di corte ricordatevi, che io son vostro.
Di Firenze lo XI d’aprile 1551.
Vostro Pierfrancesco Giambullari.
Al Magnifico Messer Giorgio Vasari, Pittore Aretino, suo onorandissimo, a Roma.

Bibliografia: Frey 1923, pp. 302-303.