Numero d'ordine: 165
Data: 25 03 1552
Intestazione: BERNARDETTO MINERBETTI IN FIRENZE A GIORGIO VASARI IN ROMA
Segnatura: ASA, AV, 10 (XLIV), cc. 144-145.
Fonte: Messer Giorgio mio carissimo e magnifico.
Un becco d’un mulattier mi ha fatto tener mal creato o almeno stracurato e certo a torto; perché non mi essendo cosa nessuna più facile ch’el por in carta (beno male che e’ mi venga fatto), alcuno di questo non mi deve calunniar. Io dico così, perché a due vostre risposi, fatto carnovale, e vi mandai con esse le livree e i madrigali over canzoni, che si eron cantati con esse. Questo becco non ha tardi né per tempo date queste lettere, cosa che mi dispiace, perché non mi ricordo quel che io mi dicessi, sì come ricordandomene ancora, mi parrebbe fatica replicare.
El vostro parente mi venne a veder e con molta cortesia mi portò una delle coperte del signor Balduino; e io li mostrai al paragone le mie, come da esso arete inteso, le quali se avessero equal fregio, forse che concorrerebbero con la papale grandeza. Ma quel fregio mi contenta, sì che io forse mene servirò, ponendo quella Pazienza in loco di quel monte d Ercole.
Una mala ferita di punta, che fu data nella testa a quel mio nepote che costì era meco questo settembre, mi ritiene con fastidio, che vorrei essere Arezo. Vi sarò e presto: onde con animo più quieto e più a lungo scriverò mille cose, ch’el cervello, quasi che pregno, non può ritenere più. E forse che in questo mezo arò rivista Sua Excellenza e di voi ragionato a lungo. Intanto dovunque voi siate, procurate la sanità, la progenie, la gloria e amatemi, come solete, perché ricco sete a bastanza.
Di Firenze a 25 di marzo 1552.
Vostro el Vescovo d’Arezo.
Al Magnifico messer Giorgio Vasari, come fratello on’. Roma.
Bibliografia: Frey 1923, p. 321.