Numero d'ordine: 216
Data: 19 09 1554
Intestazione: MICHELANGELO BUONARROTI IN ROMA A GIORGIO VASARI IN FIRENZE
Segnatura: ASA, AV, 12 (XLVI), cc. 9-10.
Fonte: G[i]unt’è già ‘l corso della vita mia
Con tempestoso mar per fragil barca
Al comun porto, ov a render si varca
Conto e ragion d’ogni opra trista e pia:
Onde l’affectuosa fantasia,
Che l’arte mi fec’idol e monarca,
Conosco or ben, quant’era d’error carca,
E quel c[h]’a mal suo grado ogn’uom desia.
Gli amorosi pensier, già vani e lieti,
Che fieno or, s’a duo morte m’avicino?
D’una so ‘l certo, e l’altra mi minaccia.
Né pinger né scolpir fie più che quieti
L’anima, volta a quell’amor divino
C[h]'aperse a prender no’ in croce le braccia.
Messer Giorgio, amico caro. Voi direte ben che io sie vechio e pazzo a vole’ far sonecti; ma perché molti dicono, ch’i’ son rinbanbito, ho voluto far l’uficio mio. Per la vostra veggio l’amor che mi portate; e sappiate per cosa certa, che io arei caro di riporre queste mia debile ossa a canto a quelle di mio padre, come mi pregate. Ma partend’ora di qua, sarei causa d’una gran ruina della fabrica di Santo Pietro, d’una gran vergognia e d’un grandissimo pecato. Ma come sie stabilita tucta la composizione, che non possa esser mutata, spero far quanto mi scrivete, se già non è pecato a tenere a disagio parechi g[h]iocti, c[h]’aspecton, ch’io mi parta presto.
A dì 19 de Sectenbre 1554
Vostro Michelangelo Buonarroti in Roma.
A messer Giorgio Vasari, amico e pictor singulare
Bibliografia: Vasari 1568, II, pp. 762-763; Audin-Passigli 1832-1838, II, p. 1450; Milanesi 1875, p. 534; Frey 1923, pp. 403-405; Girardi 1976, p. 282; Michelangelo, Carteggio, 1965-1983, V, pp. 21-22.