Numero d'ordine: 220
Data: 1 01 1555
Intestazione: COSIMO BARTOLI IN FIRENZE A GIORGIO VASARI IN FIRENZE
Segnatura: ASA, AV, 31 (XLV), cc. 27-30.
Fonte: Messer Giorgio Carissimo. Perché la castrazione del Cielo, fatta da Saturno, grandissimamente mi piace, vi dirò quello che circa ciò mi occorre.
Avanti alla creazione del mondo, mentre ancora era il caos di tutte le cose e che Dio Optimo Grandissimo si deliberò creare il mondo, egli sparse i semi di tutte le cose da generarsi. E poi che tutti gli elementi furono totalmente ripieni di detti semi, onde il mondo ne avessi a diventare perfetto, ordinato il cielo e gli elementi, fu creato Saturno, cioè il Tempo, che dal girar del cielo si misura. Il qual Tempo overo Saturno dicono che castrò il Cielo e gli tagliò i genitali e gli gittò nel mare, cioè cavò dal Cielo la possibilità e la facultà del generare. La qual mescolatasi col mare delle cose mondane, generò Venere di spuma marina: cioè essa facultà del generare si transferì nella actione del congiungnersi insieme di tutte le cose creabili mediante il calore, per il quale si intendono genitali, e mediante lo umore, per il quale si intende il mare; e la stiuma marina è presa per quello sfregamento e incitamento di lussuria nel congiungnersi insieme il mastio e la femina, o volete dire, come sarebbe nelle piante il congiugnimento del calore e della umidità. E perché la stiuma del mare svanisce presto, presto ancora svanisce quel moto che si fa nel congiungersi insieme.
Ora, perché io non truovo, né secondo i Latini, né secondo i Greci, né secondo gli Ebrei, che a questo castramento del Cielo ci concorressino tutti gli dei, atteso che ancora non erano, io lascerei stare di fare quel concilio delli dei et in quello cambio vi metterei quelle cose che realmente concorsono et alla creazione dello universo et alla castrazione del Cielo. Le quali secondo me furono le potenzie, o vogliamo dire gli attributi, che i teologi danno a Dio, i quali sono dieci, che comunemente son questi; e ancor che de nomi i teologi talvolta variino, poco in vero da questi si discostano:
Corona
Sapienzia
Prudenzia
Clemenzia over Bontà
Grazia over Severità
Ornamento
Triompho
Confessione di lode
Fondamento e
Regno.
Le quali potenzie o attributi i teologi dipignevano o intendevano in diversi modi; et a ciascuno di loro attribuivano particularmente più nomi e più cose, che per essere molto oscure, io lascierei indietro; e per esser più inteso, le dipignerei in questa maniera poeticamente:
Corona:
I sacri teologi intendevano per la corona un fonte senza fondo, abbondantissimo di tutti i secoli, che è il primo attributo di Dio; e però io farei una corona nel più elevato luogo, grandissima quanto più potessi et ornatissima.
Sapienzia:
Intendevano di poi per la sapienzia il figliuolo di Dio, cioè la possibilità di creare tutte le cose; e però io farei uno scultore che facessi statue, città, paesi e cose simili.
Prudenzia:
Pigliavano la prudenzia per quella potenzia che ha Dio di infonder lo spirito in tutte le cose create; e però io farei il medesimo che soffiassi e inspirassi la vita in le statue già fatte e le rizasse di terra, dandoli la vita.
Clemenzia:
Credevano, che la quarta potenzia o attributo in Dio fussi la sua clemenzia o bontà, la quale in cosa nessuna non appare maggiore, quanto che ella si distende in nutrire tutte le cose create; e però io farei una bellissima donna, che con le mani si spremessi le poppe e ne facessi saltar fuora il latte per nutrimento delle cose.
Grazia:
Persuadevansi, che la quinta potenzia fussi la grazia o la severità, che Dio infonde nelle cose; e però farei io una donna con un bacino in mano, che facessi segno di votarlo: il qual bacino io farei pieno di danari, di vasi d’oro e di argento, di corone da papi, da inperadori, da re, da principi, da duchi, di capelli da cardinali, di mitrie, di potestà, di capitani generali di scettri e di fiori per le virtù e di cose onorate.
Ornamento:
Apropriavano la quinta [sesta] potenzia allo ornamento, per il quale io dipignerei un giovane o una giovane regalissimamente abbigliata e piena di splendore e di razi solari.
Triompho:
Tenevano per il settimo attributo di Dio il triompho, il quale io dipignerei, per non occupar con carri assai spazio, con uno angeletto o più che scendessino, portando in mano palme e corone di lauro.
Confessione di lode:
Volevano, che lo ottavo attributo di Dio fussi la confessione, di lode: della lode; e però io farei una o più persone, che alzando le mani e faccendo atti reverenti inverso la corona, mostrassino di confessare la lode sua.
Fondamento:
Stimavano, che il nono attributo di Dio fussi il fondamento, il quale più apertamente non si può descrivere che per una grandissima pietra quadrata, su la quale fussino tutte le altre cose sopradette.
Regno:
Per l’ultimo attributo di Dio intendevano il regno, per il quale io farei uno grande appamondo con una rete sopravi del cielo e uno scettro, che apparissi posato in su la sopradetta pietra, e nel mezo di tutta la istoria farei di poi uno vechione, intendendolo per il Cielo, a diacere quasi che in su le nugole, come che egli si riposassi dallo aver creato il tutto, et un Saturno con la falce, che gli avessi tagliati i genitali, cioè avessi tratto da lui la facultà delle generabili.
Questo è quanto mi occorre circa alla istoria presente per voler far cosa che, secondo me, avessi del buono: pur mi rimetto sempre al parer vostro e di chi più di me sene intende. Della Venere poi e delle altre cose ne ragioneremo altra volta.
Bibliografia: Frey 1923, pp. 410-13 (primavera-estate 1555?).