Numero d'ordine: 221
Data: 1 01 1555
Intestazione: COSIMO BARTOLI IN FIRENZE A GIORGIO VASARI IN FIRENZE
Segnatura: ASA, AV, 31 (XLV), cc. 25-26.
Fonte: Messer Giorgio carissimo. Poiché avete fatto nel palco della sala la Castrazione di Cielo, a me pare, che nelle camere principali voi abbiate a fare prima qualche cosa della moglie di Saturno, cioè di Opi o Berecinzia o Pale, che gli antichi se la chiamassino, e di poi del nascimento di Giove.
E però io farei nel quadro grande della camera questa Opi in su una carretta, tirata da quattro leoni; e li farei in capo la torre per corona e uno scettro in mano e una veste piena di rami di arbori e di fiori. Fareli 2 o più sacerdoti, che li andassino inanzi: l’uno sonando le nachere, laltro le cenniamelle. Fareli inanzi ancora duoi coribanti armati, che sonassi cimbali; e li farei alcune sedie atorno vote, come la descrivevano gli antichi. E se voi volete sapere il significato di queste cose, ancor che io mi persuada che voi le sappiate, per ridurvele a memoria dico brevemente: che gli facevano la corona turrita, perché essendo ella tenuta per madre delli dei e per consequenzia padrona del tutto, volevano dimostrare, che ella aveva in protectione tutta la terra: ché altro non sono le città e le castella per il mondo se non corona d’esso mondo o d’essa terra, che dire ci vogliamo. Facevonli la vesta piena di rami e fiori per dimostrare la infinita varietà delle selve de’ frutti e delle erbe, che produce la terra in benefizio de’ mortali. Facevanli lo scettro in mano per dinotare i regni, le potestà e le richeze della terra; e che a lei stava il poterne arrichire chi più de’ mortali le pareva. Facevonli il carro, tirato da leoni, per varie significazioni; ma quella che più mi piace è che e’ volevano dimostrare, che sicome il leone, che è il re di tutti gli altri animali quadrupedi, veniva legato al giogo di questa dea, così i re e i principi degli uomini si avessino a ricordare, che essi vengono sottoposti al giogo delle leggi.
Facevanli le sedie vote atorno per varii significati, ma principalmente per demostrare a’ principi, che hanno cura de’ popoli, che a loro si apartiene, di non star sempre a sedere in ozio, ma lasciare le sedie vacue, stando ritti e intenti a’ bisogni de’ popoli; overo perché si avessino a ricordare, che alcuna volta avevano a lasciar quelle sedie de’ loro regni, vote di loro stessi per morte; o vero perché sopra la terra sono molti luoghi voti, inculti e non esercitati. Facevanli i corybanti armati per dimostrare, che a ciascuno buono si appartiene il pigliar le armi per difesa della terra o patria sua. Facevanli i sacerdoti con le nachere; e per esse nachere intendevano i duoi emisperii del mondo in tutta duoi, i quali si vede consistere la machina della terra, e per le cembanelle intendevano gli instrumenti, atti alla agricultura; e erano di rame, perché quelli antichi e primi nostri padri, come sapete, non avevan per ancora trovato il ferro, ma si servivano per lavorar la terra del rame.
Chiamaronla Opi, che significa aiuto, soccorso; quasi che aiutata la terra dalli agricultori, renda loro migliori i suoi fructi e più in abondanzia. Berecinzia: da un monte o castello detto Berecinthio, nel quale era molto adorata e reverita in Frigia. Rhea: perché in Greco Rhea significa quel che i Latini chiamon Opi, e noi aiuto o soccorso. Cibele: perché da uno omo, chiamato così, furon istituiti i suoi sacrificii; overamente secondo alcuni da un castello, nel quale i sagrifizii furono primieramente trovati. Fu ancora da’ pastori chiamata Pale: perché ella come dea della terra prestava pascoli alle greggi e alli armenti.
Voi avete poi li altri 4 quadri, ne’ quali non volete se non una figura per quadro, e perché la terra ha bisogno per produr le cose delle quattro stagioni dello anno, io ve le farei: e per lo Inverno farei:
Inverno:
Uno vechio scuro, di faccia magro, abbrividato, inculto e malvestito.
Primavera:
Una donna giovane, lieta, ridente, con fiori in ambe le mani che ne spargessi per tutto, baldanzosa e bella quanto io potessi, in veste verde.
Estate:
Una matrona, con spighe di grano in mano e con veste ranciata.
Autunno:
Una giovane bella, con un corno di Dovizia che lo versassi, pieno di tucti i frutti della terra, e ne fussi liberale a ciascun vivente.
Di Giove parleren altra volta; intanto avete de disegnare questo, piacendovi.
Bibliografia: Frey 1923, pp. 413-415 (primavera-estate 1555-primavera 1556?).