Numero d'ordine: 63
Data: 17 01 1545
Intestazione: IPPOLITO OLIVETANO IN ROMA A GIORGIO VASARI IN NAPOLI
Segnatura: ASA, AV, 9 (XLIII), cc. 6, 9.
Fonte: Messer Giorgio quanto fratello.
Martedì passato vi scrissi per il straordinario e deti le lettere a messer Simone Botte, che ve le mandasse, qualmente il prete s’era contentato di non transferire altramente il regresso al nipote. Ma mi sogionse un altro cacasangue di magior importanzia: cioè, che morendo il vostro zio prima di lui, se ben fosse il secondo giorno che avrà auto il canonicato, lui intende di riaver il suo canonicato per il regresso, e che si gli paghi ancora in vita sua li vinti ducati d’or di camera di pensione: cosa, che a me par fuor d’ogni ragione e che per conto alcuno non sia d’accettare. Il simile ho scritto a messer Ottaviano.
Ora voi mi scrivete per le vostre di XI, che se ‘l prete non si contenta di sicurar la pensione sopra ‘l medemo canonicato suo e su li beni vostri, che gli dia licenzia, e che voi non volete attender più a quest’ impresa. Magiormente, credo, sarete di questo, quando intenderete la soprascritta partita troppo sporca. Farò adonque l’officio sicuramente, che voi m’imponete, acciò che poi la morte di vostro zio non restiate con questa anguinaglia appicati. E questo basti.
Cerca le mie lettere da ottenersi da Sua Eccellenzia, non ne voglio più parlar, perché mi vergogno che fra tanti acocciati insieme per questo effetto, non abbiate ottenuto due lettere di sì poco momento. A me pare, che io servi meglio altri, che altri me. Il presente essibitor sarà Steffano vostro, dal qual intenderete diffusamente quello avete a fare per aver Cristoffaro al vostro servizio. Avendo voi a venir a Roma, mi saria grato, venisti fin che mi truovo qua, acciò vi possa godere questo poco resto insieme con li vostri amici. Sì che vi aspetto, quando però il lavor li sia ben incaminato, e che le tavole abbiano far di man vostra e non d’altri, secondo la promessa fatta. Raccommandatemi al Reverendo Padre Visitatore e ditegli, che ho auto le due sue lettere in risposta delle mie. Però non mi accade dirgli altro se non, che sempre son suo; e salutate il sacrista per parte nostra e messer Angelo da l’Antella. E tu bene vale.
Messer Raffaello Grisegli ha prestato scudi otto al prete per intertenirlo, di mia commessione, pensando, che la cosa dovesse aver effetto; pur è obligato in forma camerae di restituirli in termine di dui mesi. Né altro.
Da Roma alli XVII di gennaio MDXLV.
Tuto vostro D. Ippolito.
All’Eccell. Pittore Messer Giorgio Vasari Arretino, suo amatissimo. A Napoli.
Bibliografia: Frey 1923, pp. 141-142.