Numero d'ordine: 666
Data: 15 03 1567
Intestazione: VINCENZO BORGHINI IN FIRENZE A GIORGIO VASARI IN ROMA
Segnatura: ASA, AV, 14 (XLVIII), c. 50.
Fonte: Molto Magnifico messer Giorgio.
In risposta della vostra degli 8 la prima cosa gli ho da dire, che voi mi scrivete avervi incluso una del Verdezzotti, e se lo dovette dimenticare; e ve ne avvertisco a ciò, non capiti male, e che se per sorte avessi scambiato, e come interviene quando si ha da scrivere assai, messa in un’altra lettera, possiate pensare, in quale a ciò si rinvenga. Di Fra’ Onofrio ho caro d’avere occasione di vederlo, e grato mi sarà, che voi m’avvisiate, quando e’ pensa di venire, quanto più particularmente potete; perché avend’io, come sapete, assai che fare, e qui et altrove, non vorrei trovarmi fuori di Firenze; e però fateci opera.
Ieri Ser Sperante mi portò 2 teste, la vostra e di Taddeo, che a me non pare simiglino una gran cosa, e massime la vostra. Ma potrebb’essere, che fusse ritratto ora, che siate in coteste grandezze; e se non gonfiate, come per burla scrivete, n’avete cagione, perché infatti in questo ritratto la testa e le guancie son più grosse assai di quelle che avevi, quando eri qui.
Quanto alla cosa del rescritto, vi dissi per l’altra. Non sapendo a che termine eri delle cose vostre costì, mi pareva un poco acerbo, volendo dire, che e’ sarebbe maturo ogni volta vedessi lume dello stare o tornar vostro. Et ora che mi par che siate in questo termine, secondo che mi avvisate, giudico che sia la stagione a punto; e quanto a quel che s’ha a scrivere par che si possa pensar solo a due cose, a’ beni o danari. In beni non entrerrei per conto alcuno, perché ora non ce n’è, e sarebbe un mandar la cosa in tempi lunghi; et in quel mezzo potrebbe nascere mille casi e mille pericoli da non vi si voler sottomettere. Però liberamente mi ristringerei alla seconda; e, per una buona lettera a parte, sinceramente direi l’animo mio, esprimendo o almeno accennando la quantità, come meglio paressi, la quale nessun può più battezzare di voi né giudicare quel che si convenga, e questo è un modo. Un altro sarebbe rimettersi liberamente, in stando solo, che essendo in su ‘l tornare, desiderate, come vi ha promesso che farebbe, di trovar risoluta la vostra petizione, la quale brevemente gli ricorderei, mettendo quella risposta sua. E questo è quanto intorno a ciò mi occorre.
Quanto alla testa di Don Giulio non accade altro, che non essendo cosa sopraeccellente, non farei nulla; e credo facilmente quel che voi dite, che la biacca e la pezzetta di levante, che questo intend’io pel colorito, faccia talvolta parere un viso un’altra cosa di quel che egli è. Quando sarete qua, mi potrò più a mia sodisfazione contentare. Della cava di Siena ho piacere, e costì anche non può fare non si buschi qual cosa; e spero, che in questo sarete valente uomo. Batista impose non so che quadro de l’agnolo Raffaello e si va trattenendo. Se ‘l padre Don Jacopo verrà, non si mancherà etc.
A S. Maria Novella non sono stato, perché non mi sono sentito a mio modo né so, s’io mi potrò così presto, ch’io vi possa ragguagliare, come la cosa torna.
Io vorrei esser lungo, ma non posso per esser occupato e non mi sentir ben disposto poter fare con questa. Amatemi e tornate.
Da Firenze a 15 di marzo 1566.
El vostro
Don Vincenzo Borghini.
Bibliografia: Frey 1930, pp. 323-324.