Numero d'ordine: 79
Data: 17 12 1545
Intestazione: IPPOLITO OLIVETANO IN MILANO A GIORGIO VASARI IN ROMA
Segnatura: ASA, AV, 9 (XLIII), cc. 19, 22.
Fonte: Messer Giorgio mio quanto fratello.
Ho ricevuto le lettere vostre de venti quattro d’ottobre, mandate per la posta della Lumaca, acciò che più presto mi giungesse nuova di voi, e darmi maggior martello per la tardanza d’intender dove vi trovate e come state: pur meglio è tardi che non mai. Io mi pensavo di trovarvi a Piacenza al servizio del Signor Duca nuovo; ma per quanto io intendo per le vostre, siete al servizio del Reverendissimo Farnese. Il che se a voi piace, ancora a me diletta. Voi continuamente dite poco ben de’ preti e de’ cortegiani; e pur non vene siete isbrigato di quella vostra Roma, nella quale se non vi fusse qualche cosa che assai vi delettasse, senz’alcun dubbio non vi fermereste tanto. Ma l’ombra di que’ lauri e degl’abeti con altri dilettevoli intratenimenti son causa, che noi di qua non vi potemo goder.
Io quando intesi a Venezia, che venivate a Piacenza, come disopra, avevo pensato già di condurvi in sino a Melano acciò che mi aveste fatto un bel disegno della nostra chiesa nova; nella quale sto pur in opinione abbiate a far la tavola, quando piacerà a Dio. Ma quella vostra Roma mi rompe tutti e’ mia disegni. Ho messo dugento ducati di in un cantuccio per parte della detta tavola, con animo di aggiungerli maggior numero, acciò che sia ben servito e abbia una cosa non più veduta in queste nostre parti; ma non si può far così presto, per non metter il carro innanzi a’ buoi.
In questo mezzo si farà forse qualch’altra inpresa. A Venezia convitamo una mattina a desinar messer Pietr’ Aretino vostro, col quale avemo lunghi ragionamenti e cascamo nel particular vostro. Detto messer Pietro mostrò un poco di collera contro di voi e si doleva, che avevate detto esservi partito da Venezia per non averli a far le spese con l’opere e fatiche vostre. Il Padre Generale e io prendemo la difension vostra e male lo potemo sadisfar; però ve ne ho voluto dar un poco d’aviso accioché con qualche vostra lo possiate indolcir. Ho a piacer che abbiate tirato vostra madre in Roma, per mia consolazione; e tanto più mi piace che vi sarà un poco di freno a qualche pazziuola, che fareste di più, se la non vi fusse.
Attendete a star sano e ricordatevi di chi vi ama cordialmente; e se farete quel quadro, qual dite aver principiato per me, lo avrò molto caro e lo terrò in memoria vostra, benché senza quello vi terrò sempre a cuore. Raccomandatemi a messer Raffaello Grisegli e a messer Simon Botti e guardetevi non lassarvi inpancar da messer Pietro Vacca con quel suo canonicato; e alle volte datemi aviso del vostro bene essere, che certo non mi possete far il maggior piacer. Io sto sano; e se di qua posso cos’alcuna per voi, comandatemi.
Di Milano il dì XVII di dicembre nel 1545.
Tuto vostro Don Ippolito.
All’eccellente e raro pittor messer Giorgio Vasari quanto fratello in Roma presso San Noferi.
Bibliografia: Frey 1923, pp. 162-164.