Numero d'ordine: 808
Data: 17 02 1570
Intestazione: VINCENZO BORGHINI IN FIRENZE A GIORGIO VASARI IN ROMA
Segnatura: ASA, AV, 14 (XLVIII), cc. 55-56v.
Fonte: Messer Giorgio mio.
Ho la vostra de XIIII e mi è stato caro avere inteso il vostro bene stare. Et a questa ora arete costì il nostro Granduca, il quale partì di qui cor un tempo molto strano di vento e di freddo, che sono stati 8 giorni de’ più crudeli che sieno ancora stati questo anno. Dio abbia avuto cura del nostro S. Granduca, che mi stava in sul quore questo tempo per amor suo, che era proprio da far venir male a ogni sanissima persona e massime risentire renelle et gotte etc. Io non ho sentito un pezzo fa i maggior freddi, e quasi sidi e ghiadi per dir propriamente la lor qualità. Aspetto di saper nuove della bella entrata e dell’altro seguito et da voi di più qualche cosa più intrinseca, che non sto dubbio che Sua Santità farà ogni sorte di favori e carezze al nostro S. Granduca e meritamente le collocherà. Che Dio doni a tutti poter conseguire il fine de’ lor desiderii a onore e salute della religione e popolo fedele!
Del far le cappelle questa vernata che viene mi piace et in questo mezzo darete fine alla parte della sala imbastita et ordine al resto per l’altra state, che tutto verrà fatto con commodità e facilità senza storpiar l’una cosa l’altra.
Francesco attende al quadrino del principe et io lo sollecito, perché vorrei satisfacessi a Sua Eccellenza quanto prima, poi rimanessi tutto libero a servizio vostro etc.
Degli altri non ho che dirvi, che non sono uscito di casa, che appena mi ardivo uscir di camera, e vi so dire che in queste burrasche si è fatte poche visite. Parlai a dilungo col Masini delle cose d’Arezzo, e quando saranno in su l’andare, riparlerò di nuovo. Abbiamo rimesso mano al mural del monasterio. In questa sarà una polizza per messer Piero Covoni, che è costì con messer Giulio da Ricasoli; vorrei quanto prima vedessi che la gli venissi in mano, e leggietela; vedete di grazia che l’abbia. Io vi mandai una lettera, quando eri a Arezzo, con la invenzione della vostra sala; voi non fate motto d’averla ricevuta; credo la portassi Vincenzo Danti perugino. Altro non ho che dirvi se non che ancora qui è freddo. E Dio con voi. Scrivetemi con diligenzia qualcosa del seguito costì.
A 17 di febraio 1569.
Vostro D. Vincenzo B.
Al Magnifico messer Giorgio Vasari Pittore Excellentissimo et Architetto del Serenissimo Gran Duca dì Toscana. Roma.
Bibliografia: Frey 1930, pp. 493-494.