Scheda

Numero d'ordine: 85

Data: 17 09 1546

Intestazione: ANNIBAL CARO IN PIACENZA A GIORGIO VASARI IN ROMA

Segnatura: ASA, AV, 11 (XLV), cc. 4, 8.

Fonte: Messer Giorgio,
vi direi galantuomo, se ne la vostra lettera non mi aveste dato nel soprascritto di quel miracoloso, e dentro di quelle rarità e di quelle altre caccabaldole, che m’hanno fatto arrossire più di quattro volte con quelli che l’hanno vista. I vostri padri mi vennero a trovare e mi rasserenarono tutto con quella lor cerona gioviale. O Dio, non vidi mai frati né uomini così belloni, così ruggiadosi, come son quelli. Non so, come si satisfacessero de la mia grettitudine; ma io m’offersi loro con tutto quel cattivo viso ch’io ho. Ma li servirò bene, con quel buon animo che tengo verso tutte le cose vostre; di quello che sarà in mio potere però, che più oltre non son tenuto.
Dico così, perché mi parlarono d’una cosa, che depende da la volontà del Duca, il quale non so come se la ‘ntenderà. Ma da me non mancherà di farci ogni buono offizio e già n’ho fatto una parte. Io non gli ho poi veduti, perché sono stato a Milano. E per questo non ho anco risposto più presto a Voi. Se ‘l Padre Generale verrà, farò mio debito di vicitarlo e procurerò d’aver particolar ragguaglio di Voi. Intanto ho piacer di sapere, che Malagigi faccia da vero quei miracoli che voi m’apponete. E benché sia tutto occupato in una tale impresa, penso pure, che arà uno spirito de’ suoi, che mi potrà servire a un mio bisogno. Vorrei dunque, che comandasse a uno d’essi, che mi disegnasse da ogni banda quella vostra Venere che si fece veder al Pastor de Cesis per miglior robba che non era.
Di grazia, fatemi questo favore e quanto più presto si può, ché m’occorre a servirmene per una mia cosa. Se messer Alessandro ha bisogno di vostre ammonizioni, mi farete piacere dargliene una mano. E se vi torna bene, scrivetemene qualche cosa. State sano.
Di Piacenza a li 17 di settembre 1546.

Il vostro Annibal Caro.
Al magnifico messer Giorgio Vasari Aretino, pittore eccellentissimo, a Roma

Bibliografia: Frey 1923, pp. 170-173; Caro, Lettere familiari, II, 1959, pp. 6-7.