Scheda

Numero d'ordine: 95

Data: 7 05 1547

Intestazione: PAOLO GIOVIO IN ROMA A GIORGIO VASARI IN FIRENZE

Segnatura: ASA, AV, 10 (XLIV), cc. 18, 23.

Fonte: Io penso che quelle frittate di Chiusura non arete gittato l’ozio indarno senza fare le gambe alla vostra bell’opera, pensando, che già gli abbiate fatto il capo e il corpo. E certo, sarete assai più allegro, più glorioso e più rico d’aver fatto questa bell’opera, che se avessi dipinto la capella di Michelagniolo, quale si va consumando con il sanitro e con le fessure.
Scrivete, fratel mio, scrivete: perché da la laude viene il guadagnio, e dal guadagnio non viene la laude. Io credevo al certo di baciarvi, ma questo concilio non ha ancora ben formato il piede; e noi altri stiamo a obedienzia, come e’ frati del priore. Sollecitatemi il fiamingho e fate, che io sia consolato; e son certo, perché l’arcivescovo di Pisa non è in Fiorenza. Il todesco ha bisognio del vostro sperone, e che siate mallevador mio, che gli sarò cortese; e vi baso la mano a voi e alli altri excellenti pictori.
Di Roma alli VII di maggio 1547.

Servitore el Vescovo Jovio.

Al molto excellente pictore messer Giorgio d’Arezo in Fiorenza.

Bibliografia: Frey 1923, pp. 198-199; Giovio, Lettere, 1956-1958, II, p. 85.