Numero d'ordine: 97
Data: 2 09 1547
Intestazione: PAOLO GIOVIO IN ROMA A GIORGIO VASARI IN FIRENZE
Segnatura: ASA, AV, 10 (XLIV), cc. 20-21.
Fonte: Excellente messer Giorgio mio.
Ho preso una iusta collora alla mia mala sorta, ma non già contro a voi, neanche contro al signior Arcivescovo, per non dire il fiammingo, poiché fino ora non sono stato consolato di quelle benedette teste, ma spero pure che avanti venghino li 15 di settembre, che voi vi metterete el grembiale per me e monstrarrete le braccia nude a quelle quattro teste, lassando li busti e veste da fare come cosa mecanica a qualche pittor della seconda bussola.
E quanto pertiene al libro vostro, vi prego, voglate limarlo e poi far di sorte, che io lo veda. Dico questo, perché io credo, che io sia sparagnato di andare al concilio, atteso la vechiezza mia con la debilità delle gambe; però dell’animo io sto pronto e parato di exequire ogni comandamento mi sarà fatto dal papa e dal signor cardinale. e non sarà gran cosa, che stando io a Roma, e non venendovi voi, me lo mandiate, addirizzandolo a messer Simone Botti, mio gran cancielliere.
Noi pensiamo, che le nozze del Duca d'Urbino si faranno a Roma alli XIII di settembre proximo; e vorrei bene, che l’opera da Rimini fossi sì breve e corta, che voi vi potesse intervenire.
Servitemi, Signor mio, di queste quattro teste, perché se voi spenderete ducati 10, vi renderò targoni e vi resterò ubrigato in perpetuo sanza danno della borsa vostra; perché così le vere amicizie si mantengono. E mi vi raccomando, basandovi dolciemente la fronte sotto al leggiadro vostro ciuffo riccio.
Da Roma alli II di settembre 1547.
Poscritto: serveteme, anima mia, per l’anima del Cardinal de’ Medici e la vita vostra; e fate veder l’opera al Varchi, che la inverghi e raccomandatemi a lui.
Servitore el Vescovo Jovio.
Al molto excellente pittore messer Giorgio d’Arezzo, mio onorandissimo, in Firenze.
Bibliografia: Frey 1923, pp. 200-201; Giovio, Lettere 1956-1958, II, p. 108.