Questa sezione intende riunire i principali testi storico-eruditi sulla città di Catania dal Seicento agli inizi del Novecento, offrendo il rimando alle versioni digitalizzate disponibili nel web e, se possibile, fornendo il file del volume digitalizzato.
È mancata a Catania una produzione di guide o di ragguagli specifici sul patrimonio storico-artistico e monumentale della città, apparsi in altri centri italiani durante l’Età moderna, mentre intensa è stata la pubblicazione di opere di carattere storico-erudito, che riferiscono spesso notizie su monumenti e opere d’arte, in continuo dialogo con gli autori che avevano dedicato a Catania pagine all’interno di più ampie trattazioni sulla Sicilia (a esempio: Francesco Maurolico, Sicanicarum rerum compendium, Pietro Spira, Messina 1562; Pietro Ridolfi, Historiarum seraphicae religionis libri tres, Francesco de Franceschi, Venezia 1586; Filippo Cagliola, Almae Siciliensis Provinciae Ordinis Minorum Conventualium S. Francisci Manifestationes novissimae sex explorationibus complexae, Pietro Turrini, Venezia 1644; Rocco Pirri, Sicilia sacra disquisitionibus et notitiis illustrata, I-II, Pietro Coppola, Palermo 1644-1647).
Questi volumi rappresentano una fonte di documentazione imprescindibile per una città come Catania, nella quale il normale corso del divenire storico e i processi di stratificazione materiale sono stati bruscamente interrotti dal terremoto del 1693, che la rase quasi completamente al suolo, dopo che già era stata colpita dalle scosse e dalla colata lavica del 1669: terremoto che segnò una cesura drammatica nella sua storia e che arrecò gravissimi danni in tutto il Val di Noto.
Il fervore della ricostruzione, che comportò la completa riorganizzazione dell’assetto urbanistico oltre che la riconfigurazione monumentale della città, rappresentò tuttavia una fase di grande vitalità per Catania, considerata oggi uno dei laboratori più interessanti del Barocco siciliano (nella lista del Patrimonio Unesco dal 2002). Mentre sorgevano i nuovi edifici pubblici e privati, religiosi e civili, il restauro dei monumenti sopravvissuti alla catastrofe si accompagnava alla selezione e al riallestimento delle testimonianze artistiche scampate alle distruzioni del terremoto, nonché alla rielaborazione del passato e dei suoi simboli. In continuità con la tradizione storico-erudita seicentesca che, anche nell’ottica di una rivendicazione campanilisitca del prestigio cittadino, aveva indagato le origini della città e la sua storia attraverso lo studio delle fonti documentarie, letterarie e materiali, venivano messi a fuoco i momenti cruciali della vicenda locale, in particolare: le origini antiche di Catania con le sue testimonianze materiali progressivamente riscoperte e musealizzate; il martirio di S. Agata, la cui memoria proprio nel Settecento conobbe una fase di rilancio con significative ricadute sul piano della promozione di imprese artistiche ed architettoniche; la fase storica (1282-1409) in cui l’isola era stata un regno autonomo sotto i sovrani della dinastia aragonese, i quali per buona parte del Trecento avevano eletto Catania come propria sede di residenza e alcune delle chiese cittadine come luogo di sepoltura.
All’interno di queste ricostruzioni alcuni autori, testimoni del terremoto o comunque ancora abbastanza prossimi a quegli eventi, riferiscono spesso notizie importanti, utili a ricostruire il filo di continuità tra la città preterremoto e la nuova Catania che veniva sorgendo.
Un’accurata descrizione degli edifici religiosi della città, accompagnata da una sistematica raccolta epigrafica, arriva solo nel 1900 con la Guida di Giuseppe Rasà Napoli.