Le raccolte medicee e lorenesi ebbero una rilevante influenza sulle contemporanee iniziative di alcune importanti famiglie toscane, ciò favorì apprezzabili progetti di collezionismo privato segnati da caratteristiche evidenti di varietà, qualità, e ricchezza ben documentate, ma ancora scarsamente studiate.
Si propone una ricerca che consenta di ricostruire le più importanti raccolte oggi disperse, in modo da potere comparare e valutare a più livelli, presenze ormai dimenticate.
Particolarmente significative tra le tante, le collezioni delle famiglie Riccardi, Sacchetti, Martelli, Gerini, Corsini, che riunirono nelle loro residenze: dipinti, sculture, antichità, medaglie, gemme, libri, codici manoscritti e molti altri manufatti artistici, con continuità e competenza.
L’esempio toscano si pone, all’interno di un territorio circoscritto, come una condizione unica per apprendere consistenza, comunione di intenti e abbondanza di relazioni tra autorità del gusto e conoscitori.
La sezione prevede inoltre la pubblicazione di inventari di raccolte minori e periferiche, ugualmente importanti per la storia del collezionismo toscano.
In consultazione
Collezione Bassetti
Apollonio Bassetti, uomo di grande e raffinata cultura, fu uno dei personaggi chiave della corte medicea come segretario di Giovan Carlo e successivamente del principe ereditario Cosimo III. Nell’ottobre del 1699, lasciò alla famiglia Medici la propria collezione di opere d’arte, che si identificò in forma minore con il modello di raccolta principesca comprendente un interessante nucleo numismatico e altre varie antichità, messa insieme grazie all’aiuto del marchese Francesco Riccardi e di Ferdinando della Rena. Contatti con eruditi, intellettuali ed artisti italiani e stranieri, lo avevano condotto ad affinare il proprio senso estetico e critico; la stretta collaborazione con Filippo Baldinucci gli consentì di acquisire per la propria raccolta, un interessante gruppo di elaborati grafici tra i quali si evidenziavano alcuni nuclei particolarmente ricchi, che l’inventario non specifica se non con gli autori di riferimento. Inoltre dell’eredità indicava anche una quindicina di disegni incorniciati per lo più a matita nera, elencati dopo una lunga serie di bronzetti, terre antiche e pietre incise.
Riferimenti bibliografici:
- L. Monaci Moran, Inventario Bassetti, in Inventario 2. Disegni esposti, Appendice II, pp. 751-753, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, a cura di A. Petrioli Tofani, Firenze 1987.
- M. Fileti Mazza, Il viaggio d’istruzione antiquaria di Sebastiano Bianchi nelle lettere ad Apollonio Bassetti, “Quaderni 1-2 degli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa”, Pisa 1996, pp. 361-373.
- Il viaggio in Europa di Pietro Guerrini (1682-1686) Edizione della corrispondenza e dei disegni di un inviato di Cosimo III dei Medici. Il Carteggio con Apollonio Bassetti. II Disegni e Indici, a cura di F. Martelli, Firenze 2005, pp. XXVII, LXIII, 485-486.
- M. Fileti Mazza, Storia di una collezione: dai libri di disegni e stampe di Leopoldo de’ Medici all’età moderna, Firenze 2009, pp. 28-29.
Collezione Botti
Già segnalata nel Palazzo di via de’ Serragli da Francesco Bocchi nelle Bellezze della città di Firenzedel 1591, la collezione Botti presenta dipinti di Andrea del Sarto, fra’ Bartolommeo, Leonardo e la Velata di Raffaello, “opera nobile e famosa appresso tutti”. Nell’ampliamento del testo bocchiano del 1667, Giovanni Cinelli riporta letteralmente la testimonianza anche se nel frattempo, per un vitalizio del 1615, poi confermato col testamento del 1619, la raccolta passò a Cosimo II alla morte del testatario, Matteo Botti. Noto diplomatico, appassionato bibliofilo e collezionista, aveva dedicato al granduca un Ritratto della potenza de’ Principi (BNCF, ms. Magliabechiano II, 237). Molte opere, fra le quali la Velata, raggiunsero Palazzo Pitti e la Guardaroba Medicea, dando l’avvio ad una importante quadreria, collocata in una loggia al primo piano, dimostrativa della varietà dei generi tipologici illustrati dal Mancini. Ne dà buona testimonianza Cesare Tinghi (BNCF, ms. Capponi 260, II, c. 470) che racconta nel suo diario alla data 27 settembre 1620 “S.A. era tornata ad abitare le stanze di sopra del Palazzo de’ Pitti e li venne a memoria un bel pensiero, che una loggia in sul piano di dette stanze […] la fece diventare una bella galleria adorna di molte figure e teste di marmo in su piedistallo di noce e la si fece parare di quadri di pittori di mano maggior talenti uomini che siano stati al mondo, cioè di Raffaello d’Urbino, di Leonardo da Vinci, di Tiziano, del Pollaiolo, di Andrea del Sarto, del viniziano [Sebastiano del Piombo], del Bronzino, del Cigoli e di Santi di Tito e di molti altri pittori de’ nostri tempi. E sono tutte pitture di storia, ritratti, cavalli e simili altre cose di garbo”.
Riferimenti bibliografici:
- F. Bocchi, Le Bellezze della città di Fiorenza …, Firenze 1591, pp. 83-84.
- F. Bocchi-G. Cinelli, Le Bellezze della città di Fiorenza …, Firenze 1677.
- M. Mosco, La Galleria Palatina, storia della quadreria granducale di Palazzo Pitti, Firenze 1982, p. 31.
- P. Barocchi, Sulla collezione Botti, in “Prospettiva”, 1992, 93-94, pp. 126-130.
- Collezionismo mediceo e storia artistica. I, a cura di P. Barocchi e G. Gaeta Bertelà, Firenze 2002, pp. 177-179.
Collezione Crociani
Nato a Montepulciano nel 1781, il sacerdote e primicerio della Cattedrale poliziana Francesco Crociani fu appassionato collezionista di pittura dei secoli XVI-XVIII e giunse a raccogliere nella sua abitazione di Via dell’Opio nel Corso a Montepulciano quasi duecento dipinti. Si trattò di una raccolta provinciale soltanto quanto all’ubicazione, poiché Crociani seppe mettere insieme una quadreria in cui, accanto alle opere di scuola toscana, non mancavano significativi dipinti emiliani, veneti e fiamminghi.
Nel 1861, in seguito alla morte di Crociani, la collezione passò, secondo le disposizioni testamentarie del proprietario, al Comune di Montepulciano, affinché andasse a costituire una pubblica pinacoteca. La munifica donazione fu così all’origine di quello che oggi porta il nome di Museo Civico Pinacoteca Crociani di Montepulciano, dove sono esposti gran parte dei dipinti che appartennero alla quadreria del primicerio. Tra questi si segnalano opere di maestri come Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, Giovanni Antonio Lappoli, Prospero Fontana, Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, Rutilio Manetti, Giusto Sustermans, Abraham Bloemart, Cristoforo Munari.
Nell’Archivio Storico del Comune di Montepulciano (Corrispondenza anno 1861, cartella archivio n. 1, Legato Crociani) si conservano ben cinque inventari della collezione: l’uno fu redatto il 9 febbraio 1861, nella circostanza dell’acquisizione della quadreria da parte del Comune, gli altri sono invece quattro “note di quadri” stilate quando era ancora in vita Crociani, che peraltro non mancò di apporvi correzioni e annotazioni. Tra queste, si è scelta per la pubblicazione la “nota di quadri” più recente e dunque più completa, che nell’Archivio Storico del Comune di Montepulciano porta la segnatura Corrispondenza anno 1861, cartella archivio n. 1, Legato Crociani, n. 1; la scelta è stata guidata pure dal fatto che, tra tutti gli inventari, questo contiene più degli altri notazioni stilistiche e correzioni di mano di Crociani. È un quaderno-inventario costituito di sedici carte non numerate (sette delle quali vuote), che porta sul frontespizio il titolo “Nota di quadri” ed elenca 168 dipinti numerati, concludendo con alcuni appunti facenti riferimento a quattro ulteriori pitture. L’inventario dovrebbe essere databile al sesto decennio dell’Ottocento; di ogni dipinto si indicano sempre soggetto e autore, ma non le misure, e talvolta sono aggiunti commenti; ovviamente in molti casi le attribuzioni dell’inventario sono state successivamente corrette dalla storiografia artistica. Per comodità si è inserita una numerazione delle carte, si è proceduto ad adottare un uso moderno della punteggiatura e delle iniziali maiuscole, e si sono poste in corsivo le annotazioni autografe di Francesco Crociani.
Una versione dell’inventario corredata di note e di riferimenti all’attuale ubicazione dei dipinti è stata pubblicata da Gabriele Fattorini, in Francesco Crociani: appunti per un collezionista, a cura di G. Fattorini e R. Longi, Siena, Alsaba, 2005, pp. 52-56; volume cui si rimanda pure per il collezionismo del Crociani.
Collezione Del Rosso
Ubicata in via Chiara a Firenze, risultò “doviziosissima” nelle pagine delle Bellezze della città di Firenze del 1677, nelle quali Giovanni Cinelli insolitamente descrive numerosi dipinti di Luca Giordano, Tiziano, Filippo Napoletano, Pacecco De Rosa, Spagnoletto, Pietro da Cortona, Bilivert, Mario de’ Fiori, Vannini, Dolci ecc. La prevalenza dei napoletani colpì Roberto Longhi, e più tardi altri studiosi hanno segnalato il presente inventario della quadreria di Andrea e Lorenzo Del Rosso, del 1689, pubblicato nel 1841 dal Gualandi. La successiva dispersione della raccolta (di 164 pitture e circa 20 sculture) e la quantità di dati su misure e stime del tempo, possono ancora indurre ad approfondire gli intensi rapporti tra Napoli e Firenze negli anni della galleria di Palazzo Riccardi.
Riferimenti bibliografici:
- F. Bocchi-G. Cinelli, Le Bellezze della città di Fiorenza …, Firenze 1677.
- M. GUALANDI, Quadreria di Andrea e Lorenzo Del Rosso in Firenze, in “Memorie originali italiane riguardanti le Belle Arti”, II serie 1841, pp. 115-129, con note di Carlo Ernesto Liberati.
- R. Longhi, Un collezionista di pittura napoletana della Firenze del ‘600, in “Paragone”, 75, 1956, pp. 61-64.
- S. Meloli Trkulja, Luca Giordano a Firenze, in “Paragone”, 267, 1972, pp. 25-74.
- E. Fumagalli, “filosofico umore” e “meravigliosa speditezza”. Pittura napoletana del Seicento dalle collezioni medicee, Firenze 2007, p. 27.
sezione a cura di: Paola Barocchi, Gabriele Fattorini